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Alhambra Drakan di Fuoco

Ultimo Aggiornamento: 17/09/2007 23:29
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Città: FIRENZE
Età: 41
Sesso: Maschile
17/09/2007 23:29
 
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BG Alhambra - Drakan di Fuoco
Nasce come umana, da genitori di cui non ricorda né il nome né il volto, i primi anni della sua vita sono confusi e offuscati, l’infanzia non è stata un momento di gioia e felicità per lei, non ricorda neppure se aveva amici o sogni. L’unica cosa che sa è che solo una vecchia signora l’ ha accolta nella sua vita consentendole di poter superare l’infanzia. Dopo aver svolto le funzioni domestiche che la donna le chiedeva per contraccambiare alla sua ospitalità, a volte la ragazza si ritirava vicino al fuoco dove per un tempo che sembrava passare troppo alla svelta anche se si trattavano di ore, restava immobile a osservare l’elemento, come se volesse diventare una cosa sola con esso. Un giorno d’inverno quando aveva circa 18 anni osservò con insistenza il fuoco del camino, le parve di distinguere un essere avvolto da un alone giallastro dotato di corna che la chiamava….leggermente esterrefatta arretrò di qualche passo ma poi continuando ad osservare, solo due parole le uscirono dalle labbra: “Chi sei?”…nessuna risposta…certo cosa poteva aspettarsi da un’allucinazione.
Passarono 2 anni e la sua sensazione verso quel elemento non cessò mai, diveniva invece ogni giorno più forte. Ora che aveva raggiunto la maturità già da tempo non era più confinata in casa ma aveva trovato un lavoro, come oste in una locanda, da quando era nata non faceva altro che fare faccende, pulire, spolverare, sistemare…questa vita la stava lentamente consumando dentro, quello che lei aveva sempre sentito come il suo spirito ora stava lentamente abbandonando il suo corpo, lasciandola come un burattino; lei che fin da piccola si era sempre definita combattiva, forte, solare e che sentiva come suo il fuoco con quei colori caldi e avvolgenti, con quella potenza capace di sconfiggere anche la più grande sensazione di impotenza. Nessuno nella sua vita aveva ricoperto un ruolo particolare, nemmeno la vecchia signora, alla quale era grata per averle concesso di poter vivere, ma di questo Alhambra non colpevolizzava nessuno, non odio e rancore pervadevano il suo cuore, solo il pensiero fisso che lei non fosse all’altezza degli altri; per questo decise di continuare a lottare di non fermarsi a quel lavoro, di riconquistare la sua indole e di approfondire ciò che il suo animo le diceva. Abbandonò il lavoro all’età di 23 anni.
La prima cosa che decise di fare fu racimolare tutti i soldi che aveva e depositarli in banca, tra questi vi erano anche quelli ricavati dalla vendita della casa che la vecchia donna le aveva lasciato due anni prima, alla sua morte. Non voleva più continuare a spegnersi, le vecchie e malsane abitudini vanno cambiate per poter riacquisire la personalità, la vera essenza che pian piano si assopisce dentro cambiando il vivere in un sopravvivere senza stimoli.
Come atto decisivo si allontanò dal villaggio degli uomini, per recarsi su quel monte che da sempre l’aveva affascinata, dove dei racconti sentiti alla locanda parlavano di animali mistici, magiche creature….lei personalmente credeva solo a una cosa; cioè quello che da sempre sentiva…quella forza che l’aveva sempre attratta al fuoco e se esisteva anche una piccola speranza di ritrovare il suo io e di scoprire qualcosa l’unico posto dove poteva trovare delle risposte era quel monte di cui tutti parlavano e raccontavano ma conoscevano veramente ben poco. Pochi giorni dopo il suo 23° anno si incamminò alla volta del sentiero che portava al monte, circa 6 giorni passarono mentre la donna continuava a camminare e a riflettere, questa piccola esperienza già le stava rendendo la voglia e la serenità che cercava da tempo. Finalmente il sentiero iniziava a restringere e inoltrarsi nella boscaglia, il suolo si faceva più freddo e qualche fiocco di neve lentamente faceva capolino dagli spiragli degli alberi senza fronde, non si sarebbe aspettata un cambio così grande delle condizioni atmosferiche. Continuava a camminare imperterrita, non curandosi del freddo, anche se le sue mani stavano iniziando a gelare e i capelli non coperti dal mantello erano ormai fili di ghiaccio che le battevano sul viso a causa del vento gelido che si era alzato, non sapeva di quanto era avanzata in quella che ormai pareva un eternità, il sentiero era sempre più stretto e tortuoso, la pendenza andava ad aumentare e la donna iniziava ad ansimare per il freddo e la fatica.
Tra la neve del piccolo sentiero spuntavano rovi e pietre laviche, il mantello quando le sfiorava si lacerava, lasciando tanti fronzoli svolazzanti; Alhambra decisa a continuare la sua ricerca non si voleva arrendere così; rallentò il passo per porre maggior attenzione a dove metteva i piedi stando attenta a non ferirsi, non voleva restare intrappolata in quel luogo. Dopo qualche ora che il sentiero aveva preso questa nuova forma, ecco di nuovo quella sensazione di appartenenza, quella voce dentro di lei che la incitava a proseguire a vivere a trovare il suo vero io: il pensiero la riportò a quel giorno in cui davanti al focolare quel allucinazione la stava chiamando, scosse la testa come per restare lucida, la sua mente razionale le diceva che era solo il freddo a farla ragionare così ma il suo istinto invece la persuadeva che quello che sentiva era vero e che le avrebbe cambiato la vita…per sempre. Ora non solo il suo pensiero le diceva di quella voce, ogni fibra del suo corpo era attratta da una misteriosa forza, ogni singola goccia di sangue ora la scaldava come non era mai successo e la voce calda e quasi roca di qualcuno le ripeteva nella mente di continuare, di avanzare, di lottare e che tutto quello che da piccola sentiva non era solo un sogno o una coincidenza. Finalmente raggiunse la fine de sentiero ora una grande e desolata radura si estendeva per circa un chilometro in larghezza e poco meno davanti a lei, solo erba e neve che stranamente andava diradandosi man mano che la piana si avvicinava a qualcosa di grande e lucente che gli occhi annebbiati della ragazza non riuscivano a scorgere nitidamente. Qualcosa all’insaputa della donna pervase l’aria e la terra, fino ad avvisare due animali mistici che da tempi remoti proteggono l’accesso al luogo più importante, L’Altopiano di Klan; i Grifoni sono da sempre i custodi del portale, avvisati da quel segnale uscirono fuori dalle loro due tane poste ai lati dell’accesso e si precipitarono verso la donna che stanca da quel viaggio non riusciva a credere a quello che i suoi occhi le mostravano e nemmeno a muoversi. Ora davanti a lei due grandi creature dal corpo felino da cui spuntavano ali piumate e con testa d’aquila, la osservavano come per intimorirla e scoraggiarla dal proseguire, incredula e allibita per ciò che le stava succedendo restò immobile, niente intorno a lei ora esisteva più né il freddo né il vento, conscia solo della voce che parlava nella sua testa e di cui per istinto non aveva alcun timore, si mosse in avanti come a voler raggiungere quello che sembrava un portone davanti a lei ma i due possenti animali la bloccarono aprendo i becchi ed emettendo versi minacciosi. Indi quello a la di lei destra con voce forzatamente umana disse di tornare indietro perché questo non era un luogo per umani tanto meno per una fragile ragazza come lei, Alhambra restò impassibile e dopo pochi attimi provò a muoversi nuovamente verso il portale, e ancora una volta venne bloccata; stavolta le parole dei due animali non furono cortesi nel chiederle cosa cercasse e perché fosse così testarda da voler proseguire verso morte certa, morte che avrebbe trovato non per loro mano ma per la sua ostinazione; parole che la offendevano insieme alla sua razza, frasi volte a farle capire che gli umani non sono degni di vedere quel posto. Ma ella ancora ferma continuò a osservare i due negli occhi, nonostante la paura l’avesse già completamente pervasa sapeva che la voce dentro di lei diceva il vero e che l’unica possibilità di salvarsi era assecondarla; nessuna parola riusciva a pronunciare e tanto meno le minacce dei due Matary la facevano indietreggiare; un giorno intero passò in piedi immobile ai margini della radura,con gli occhi fissi al portone dinanzi a lei, ogni minimo movimento, anche se costantemente bloccato dai guardiani era valso ad avvicinarsi sempre più a quel luogo misterioso. All’alba del secondo giorno, quando stava per cedere sfinita dalla fame e dalla fatica udì nuovamente quella voce ma stavolta le parole erano chiare, ben scandite…ancora pensò alla solita voce che da sempre sentiva nella testa ma adesso era diverso, i suoni permeavano realmente l’aria, tanto che i due guardiani si spostarono ai suoi fianchi, scortandola fino al portale; come se quelle parole fossero state un valido lasciapassare per quel nuovo mondo. Il primo passo dopo l’immobilità fu doloroso, forse i guardiani si avvidero di questo ma nessun aiuto le porsero, per 600 metri la camminata fu sostenuta poi finalmente una struttura alta circa 5 metri davanti a lei, i suoi lati erano di solida roccia, solo due piccole incisioni si notavano, la cosa più spettacolare era però non la maestosità dell’opera ma bensì lo specchio lucente dai riflessi acquatici che sembrava essere la porta del regno. I Grifoni si fermarono ai lati del portale facendole cenno con la testa aquilina di avvicinarsi; il guardiano alla sua destra solo poche cose le disse: “Ricorda da qui in avanti nessuno ti attaccherà ma tanto meno ti porterà aiuto, da sola dovrai raggiungere la fine del sentiero che consiste forse nella prova più ardua da superare, preparati a cambiare nuovamente clima…solo un’ultima cosa prima di farti entrare, quando finirai il sentiero…sempre che tu sia veramente chi crediamo… potrai riposarti ma attenta alla strada che intraprenderai potresti imbatterti in spiacevoli incontri…ora va ”. Entrambi sollevarono la zampa destra e la poggiarono sull’incisione nella roccia, con un sordo rumore lo specchio lucido si aprì consentendo alla ragazza di scorgere un minuscolo sentiero, prima che altre strane cose succedessero ella si avvicinò alla soglia e la oltrepassò. Ora che il portale era nuovamente chiuso davanti a se uno stretto e tortuoso sentiero si snodava fra due alti e ispidi costoni di roccia lavica che come aveva già precedentemente sperimentato erano taglienti, in più ora non il freddo l’attanagliava ma bensì un sole rovente sopra la sua testa la lasciava senza fiato, sempre più stanca e debole si sentiva, le gambe non sembravano più resistere sotto il suo peso. Adesso che lentamente camminava sentendo il peso di tutti quei giorni il suo respiro si faceva sempre più flebile e faticoso da mantenere nei polmoni, la testa ruotava di più ad ogni passo, forse un chilometro appena aveva percorso, quando le ginocchia cedettero e il busto cadde riverso a terra, le braccia batterono con violenza su quelle rocce che lacerarono la pelle lasciando rivoli di rosso sangue macchiare il terreno, la mente ora era stanca e nessuna immagine distinta i suoi occhi rivelavano, prima di svenire pensò che questa era la fine di tutto, delle speranze e della libertà…che ormai aveva perso tutto ed ogni via altro non conduceva che alla memoria, ormai nei suoi occhi non sentiva che la voglia di posare, non ricordava più cosa fosse l’amore.
Dopo il buio riaprì gli occhi, non sapeva quanto tempo era rimasta lì ma il sole era ancora alto e battente sopra di lei; aveva sete e la stanchezza non era minimamente scomparsa, lo sconforto la prese ma ancora una volta nella sua testa un sibilo, un soffio di vita che la spingeva con forza irresistibile a proseguire verso la fine, con grande sforzo si rialzo, tutto il corpo le doleva ma ancora imperterrita nella sua decisione si mosse stando attenta a non ferirsi ancora, camminò per molto tempo, perdendo la cognizione di quello che attorno a lei accadeva, finalmente qualcosa parve brillare davanti a lei. Non si voleva illudere di quello che poteva significare, forse stavolta era il caldo che le offuscava la mente e la ragione, passo dopo passo quel bagliore sembrava avvicinarsi fino a quando giunta a pochi metri riuscì a capire che era veramente una fonte o comunque un rivolo d’acqua che scorreva sulla roccia, senza indugiare vi immerse le mani, per portare la coppa alla bocca…mentre però compiva questo gesto un lampo la illuminò, nessuna pianta era nata nelle sue vicinanze, nessun muschio sulla roccia umida si poteva intravedere…capì che se voleva realmente vivere avrebbe dovuto fare a meno dell’acqua e continuare a muoversi per l’irto cubicolo arso dal sole. Dopo una lunga giornata di cammino, forse aveva percorso 14 chilometri, con tanto stupore e gioia vide un arco coperto di rose che segnava la fine del sentiero e si apriva invece su una radura coperta di verde erba e rigogliosa di alberi dai frutti maturi, sollievo e speranza si affacciarono nuovamente al suo cuore infondendole forza necessaria a varcare la soglia
ed a ritrovarsi in quel luogo dove ancora una volta il clima cambiava divenendo quasi primaverile.
Per un momento la stanchezza non pervadeva più il suo corpo, e l’emozione per essere giunta fino a qui era così forte che quasi incredula mosse dei passi in avanti fino a raggiungere il primo albero dal quale pendevano rosse mele, con decisione ne staccò una per riuscire a sopperire la fame che la attanagliava, ma dopo averla portata alla bocca e staccato il primo morso, un essere misterioso comparve da dietro la boscaglia, era un cavallo ma sulla fronte un corno, allora i racconti degli umani sugli unicorni non erano solo vana immaginazione, che visione spettacolare le si palesava davanti. L’animale era intimorito dalla sconosciuta ma ella senza muovere un muscolo continuava a guardarlo, indi con fare quasi indifferente prese altre due mele dall’albero e una la porse al cavallo, che lentamente si avvicinò ma non considerò il cibo bensì la donna, portandosi alla di lei schiena con una zampa anteriore quasi la spinse in avanti verso il sentiero di terra che si avviava nella boscaglia, indi ella seguendo la creatura nei movimenti si incamminò, poco dopo voltandosi non vide più nessuno ma non scoraggiata proseguì. Arrivò in un secondo luogo ampio e assolato, l’aria però era fresca spazzata da una leggera brezza, alla sua sinistra un castello maestoso aveva subito attratto la sua attenzione mentre davanti a lei solo prato. Senza indugiare si avviò verso il castello, bello e imponente, certo per una creatura che si rifugiava in questo luogo così difficile da raggiungere e ben protetto una dimora come quella che aveva davanti agli occhi doveva essere il luogo più adatto, mentre camminava però la reminescenza del discorso del guardiano le continuava a tornare alla mente, ripeteva di stare attenta a quale strada avrebbe intrapreso quindi bloccandosi di colpo come se una morsa invisibile la costringesse si mise a pensare lasciando però ben presto che fosse il suo istinto a guidarla; ragionando su quello che vedeva…nessun segno di vita era presente nella rocca, nessun guardiano, nessuna difesa, il portone completamente spalancato; poi un’idea…come possono questi animali di cui fin dall’antichità si racconta in storie di eroi e battaglie avere bisogno di mura per difendersi e di guardie per controllare chi arriva alla loro porta?
Sicuramente il collegamento tra le parole del guardiano e quella domanda era solo uno e anche il più probabile, se si fosse avventurata dentro la rocca avrebbe percorso la via sbagliata. Quindi senza perdersi d’animo ritornò indietro verso il limitare della foresta per pensare senza che il sole le battesse sulla faccia…avvicinatasi ad un albero si sedette poggiando la schiena al tronco, accanto a se un ramo che pur non essendo molto piccolo poteva esserle utile come sostegno per il cammino. Dopo aver passato alcuni minuti a pensare si rialzò portandosi dietro il bastone che ad ogni passo le dava sostegno, stavolta invece di girare verso la sua sinistra si diresse verso la distesa erbosa dove non si vedeva nulla, solo in lontananza un monte coperto alla sommità da nuvole plumbee. Era molto più gradevole camminare in questo luogo dopo tutta la fatica che aveva fatto, stava quasi cominciando ad abituarsi, ma non pensava che la sua lotta potesse finire qui. Continuò di buon passo per la pianura fino a quando il terreno iniziò a declinare e nell’aria l’odore acre di terra umida e di piante che divenivano concime si fece forte, sotto i suoi piedi ora non vi era più erba ma solamente fango che ad ogni passo si attaccava alle suole delle scarpe rendendo ogni movimento più duro…si come aveva pensato non poteva ancora rilassarsi. Il fango ora le arrivava alle ginocchia, l’idea di portarsi dietro il bastone era stata corretta poteva aiutarsi facendo leva su di esso e risparmiando così quelle poche forze che le restavano. La terra sembrava sprofondare sotto i suoi piedi, il terreno stava ancora scendendo, finalmente forse a 400 metri da lei un fiume, decisa e pronta a tutto ora che fin qui era giunta arrivò alla riva, era un fiume grande come non ne aveva mai visti, volgendo il capo a destra e a sinistra non si vedeva altro che fango scuro. Pensando a come poter guadare la distesa d’acqua limpida si ricordò del ramo che aveva ancora con se forse utilizzandolo come galleggiante ci sarebbe riuscita. Gettò il legno in acqua, galleggiava tranquillamente sul liquido quasi immobile, lentamente si immerse afferrando l’oggetto con entrambe le mani e spingendosi con le gambe dopo circa un’ora attraccò sulla riva opposta. Stanca, bagnata, si lasciò cadere a terra per riprendere fiato. La voce nuovamente ritornò a parlare nella sua testa come un richiamo ora più forte la spingeva a continuare era quasi giunta alla sua meta, indi sollevò la testa mentre le verdi iridi osservavano davanti a se un sentiero che si apriva nella pietra lavica e che più andava a salire più le rocce sembravano accendersi e infiammarsi, mentre alla sua sinistra un alto costone di roccia dai toni grigi e neri la sovrastava. Pensando a quello che fino ad ora aveva passato Alhambra si fece ancora più sicura del fatto che forse il sentiero non era la strada che doveva percorrere, ma bensì invece doveva arrampicarsi sul costone di roccia. Scoraggiata la ragazza non voleva credere di dover ancora lottare così tanto per raggiungere e poter capire quello stimolo che dentro di lei era ormai palese, però il vulcano così imponente davanti e quell’odore di zolfo e di bruciato la allettavano a tal punto che senza pensare si avviò per il sentiero, non aveva percorso neppure 50 metri che sfinita si lasciò dal bastone e cadde.
Solleva lo sguardo verso la vetta del monte e vede sollevarsi in volo da questo una maestosa creatura dal corpo ricoperto di fiamme; il primo pensiero è che colui sia l’essere che l’ha chiamata in questo luogo. Ora china, con le gambe piegate osserva come l’essere sia in realtà un grande uccello dalle spropositate dimensioni che plana verso di lei e a circa 20 metri atterra, in un turbinio di fiamme trasmuta in una forma semiumanoide. Ora l’essere osserva la donna e lentamente si avvicina mentre con voce solenne pronuncia: “Voi chi siete? Cosa ci fate qua? Questo non è posto per esseri indifesi come voi umani.” Alhambra quasi spaventata si alza con uno scatto e indietreggia di alcuni passi, deglutisce come per cercare di trovare ancora forza dentro di se, dopo tutta la fatica affrontata non può cedere ora che qualcuno finalmente le rivolge la parola, quindi si mette in posizione eretta come se dovesse affrontare un esame decisivo e risponde in tono calmo: “Vostra Signoria il mio nome è Alhambra e sono giunta fin qui perché da sempre una voce mi chiama e il mio animo è attratto fin da quando non ho ricordo al fuoco, so che questo luogo è inaccessibile agli uomini, ma anche i guardiani hanno acconsentito a lasciarmi passare dopo che la stessa voce che da sempre sento glielo ha ordinato”. Kronos quindi si presenta: “ Sono Kronos Signore di tutte le razze mistiche note come Matary, comprendo perfettamente le vostre parole, e adesso farò giungere qui a voi, visto che ormai siete stremata, colui che da molto tempo vi aspetta.” Quindi emise un urlo tipico dell’animale che incarna, pochi istanti dopo un lampo; come se qualcosa fosse detonato, fuoriesce dal fianco del vulcano, da un punto imprecisato della roccia alla sua sinistra.
Un essere alato dalle grande dimensioni volteggia sulle loro teste, il suo corpo non è ancora ben distinguibile poiché interamente avvolto dalle fiamme, quindi dopo alcuni giri sopra di loro Aeon scende in picchiata atterrando a poca distanza dai due; solo in questo momento Alhambra riesce a distinguere nitidamente la figura dato che le fiamme diminuiscono d’intensità. Egli avanzò possente verso i due, fissando con draconico occhio l’umana esclamò con voce profonda: “ Finalmente, Lady Alhambra sono giorni che vi attendo, anche se voi non mi vedevate io vi osservavo e non pensate che questa sia crudeltà nei vostri confronti, ma noi draghi siamo rimasti in pochi e dobbiamo tutelarci; solo chi ha determinazione e il profondo desiderio di conoscere la verità; verità che può scorrere attraverso quelle che la gente comune chiama allucinazioni o visioni, solo chi è talmente folle per l’umano pensiero può riuscire nell’impresa, voi ci siete riuscita ma questo non vi deve far arrivare a conclusioni affrettate, da questo momento se voi vorrete inizierete un lungo cammino: stavolta non solo fisico ma mentale e spirituale ”. Indi Kronos osservando la scena si avvicinò alla dama e con voce solenne le chiese: “ Allora cosa intendete fare? Accetate la proposta di Aeon oppure preferite dimenticare tutto? ”. Alhambra sbigottita da tutto quello che in poco tempo era successo rimase per qualche secondo ferma, osservando i due Matary che aspettavano entrambi una riposta fece un passo in avanti e chinando di poco il capo per rispetto rispose: “ Gli eventi che hanno caratterizzato l’ultimo periodo della mia vita sono stati molto intensi, e a dispetto di quello che la gente ha sempre pensato di me e di quello che sentivo, io sono andata avanti per la mia strada perché ero e sono tuttora convinta che quello che sento sia la scelta giusta per me, forse quando sono partita non potevo nemmeno immaginare di arrivare fino a qui ma ci sono riuscita. La mia non è presunzione ma fiducia in me stessa e credo che anche se la strada sarà difficile io posso riuscire”.
Aeon voltandosi nuovamente verso la ragazza la fissa negli occhi e dopo, che il Signore dei Matary gli ha fatto un cenno col capo in segno di assenso il Drago di Fuoco parla nuovamente: “ Se questa è la vostra volontà…che fra l’altro avverto nitidamente molto salda, farò in modo di iniziarvi, fissatemi negli occhi e qualunque cosa succeda non distogliete mai lo sguardo” detto questo come un’onda d’urto di piccole dimensioni viene emessa dalle corna craniche del drago, questa onda colpisce in pieno la testa di Lady Alhambra, ma non vi sono danni, indi pronunciando un segreto rituale il drago dirige la destra zampa verso la ragazza, che per un istante viene avvolta da violacee fiamme. Dissolte le fiamme il drago le dice che adesso può muoversi, la ragazza sbigottitaq si guarda attorno, né stanchezza né sonno né fame il suo corpo avverte; l’aura del drago l’ha nutrita e curata delle ferite che aveva riportato, ma questo è solo una minima parte di quello che il drago le ha donato poiché ogni suo senso ora è stato potenziato notevolmente inoltre adesso percepisce nitidamente ogni forma di vita pur non vedendola, così come presto si accorgerà ella potrà allo stesso modo riconoscere non-morti, o appartenenti a demoniache razze anche se essi tentano di celarsi; ma come i Matary sarà vincolata al segreto salvo in alcune particolari situazioni.
Prima di andarsene Aeon chiese alla ragazza: “ Cosa sapete dei vostri genitori? ”, alla domanda Alhambra restò di sasso, lei non aveva mai conosciuto i suoi genitori, indi volendo mascherare il risentimento per la domanda rispose tutto d’un fiato: “ Signore io non ha mai conosciuto i miei genitori, né tanto meno qualcuno me ne ha mai parlato ”. Di nuovo il drago: “ So che vi ha cresciuto una vecchia signora, sappiate solo che quella donna non è lontanamente vostra parente e neppure amica dei vostri genitori, è stato solo un caso che Artax e Camelia vi abbiano affidata a lei ”.
La donna ascoltando le parole dell’essere resta immobile non riuscendo a pensare a niente…quei due nomi devono essere i suoi genitori, ora confusione nella sua testa che lentamente va a trasformarsi in rabbia, nessuna parola ancora dalle sue labbra…solo il pensiero di non voler dare soddisfazione a quel essere che come se nulla fosse ha pronunciato quella frase ma sfortunatamente una lacrima le riga il viso e un singhiozzo dalle sue labbra va a trasformasi in quella parola così piena di interrogativi e speranza: “ Perché? ” Si domanda perché tutto questo, a lei e solo ora le viene rivelato seppur in tal modo. Il drago risponde con voce calma seppur mantenendo un timbro imponente: “ La rabbia che sta nascendo in voi in questo momento non vi serve, capisco che possa essere dura ma sappiate che i vostri genitori divennero quello che voi forse diventerete alla fine dell’addestramento, e soprattutto ad uno di loro io devo la mia gratitudine, infatti vostra madre Camelia è morta per difendermi essendo ella la mia Drakan, mentre vostro padre Artax era il drakan d’aria, anch’egli cadde in battaglia per difendere il suo signore, purtroppo dei demoni molto potenti noti come Seifer ci attaccarono mentre davamo mano alla cittadina degli uomini per ricostruire parte delle mura danneggiate da un precedente attacco demoniaco. Quindi vi chiedo di non odiarmi poiché quello che io farò per voi è perché vostra madre me lo chiese prima di andarsene valorosamente, per questo sono quasi trenta dei vostri umani anni che cerco di contattarvi, non posso certo riportargli in vita ma quello che posso fare è assecondare le loro ultime volontà…la rabbia che ora provate vi servirà in futuro…”
Alhambra era più confusa che mai ma non voleva dimostrare o solo dare impressione di essere una persona debole, senza muovere un muscolo continuava a fissare negli occhi il drago, era rigida e composta ma pensava ad un turbinio di domande scomposte e arruffate; non provò neanche a porle a colui che aveva conosciuto sua madre e che forse l’aveva vista crescere, abbassò gli occhi e la testa guardando il terreno scuro sotto di lei e con flebile voce rispose: “Sono ai vostri ordini Signore ”. Aeon le risponde: “ Vostra madre vi partorì all’età di 20 anni, ed è stata la prima Drakan e finora che io sappia l’unica a concepire un figlio dopo la trasformazione; l’ultimo pensiero che ha avuto in vita è stato per voi perché se avesse voluto adempiere solo al suo dovere di mia guardiana si sarebbe salvata, ma sapendo che voi eravate dentro le mura difese la città come in passato aveva difeso me e con lei vostro padre. Adesso potete andare nel bosco oltrepassato il fiume dove riposerete, quasi dimenticavo qua il tempo scorre molto più lentamente che nel resto di queste terre quindi cinque ore di riposo saranno come dodici ”. Detto questo con la forza mentale la trasportò oltre le acque fino alla foresta.


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